Prodotti congelati: nei menù degli altri paesi UE non c’è bisogno dell’asterisco

30 Settembre 2019

La FIPE, per il tramite di Hotrec, ha effettuato un’indagine avente ad oggetto l’applicazione negli stati membri dell’Unione europea dell’obbligo della specifica indicazione di “decongelato” ai sensi del Regolamento Europeo n. 1169 del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Come noto, tra le informazioni obbligatorie previste dal Capo IV del suindicato Regolamento, l’art. 17, paragrafo 5 (rinviando all’allegato VI – parte A punto n. 2) prevede che in caso di alimenti che prima della vendita si presentino come congelati e che successivamente siano venduti come decongelati, la denominazione dell’alimento debba essere accompagnata dalla designazione “decongelato”.

Viene altresì espressamente previsto che tale obbligo non si applichi:

  1. agli ingredienti presenti nel prodotto finale;
  2. agli alimenti per i quali il congelamento costituisce una fase tecnologicamente necessaria del processo di produzione;
  3. agli alimenti sui quali lo scongelamento non produce effetti negativi in termini di sicurezza o qualità.

In particolare, il questionario ha posto alle associazioni aderenti a Hotrec, cinque domande, volte a conoscere se e come nelle relative realtà nazionali l’obbligo della specifica indicazione “decongelato” sia stato o meno disciplinato nel dettaglio.

Nella gran parte dei casi (più del 78%) è emerso che le normative nazionali non hanno previsto un trattamento sanzionatorio per le imprese che non indichino nei menù la presenza di prodotti previamente sottoposti a procedura di scongelamento.  

In Italia la prassi di indicare i prodotti decongelati (ad esempio con un asterisco nei menù dei ristoranti) è sorta a seguito di un costante orientamento giurisprudenziale volto a considerare come frode in commercio l’omissione di tale indicazione. Secondo tale orientamento, infatti, l’omessa indicazione di un prodotto congelato comporterebbe la somministrazione al consumatore di un prodotto “qualitativamente” diverso rispetto a quello indicato nel menù, ritenendosi tale l’alimento “congelato” rispetto a quello “fresco”.

Anche guardando a ciò che accade nel resto d’Europa, tale orientamento sembra anacronistico: sembra giunto il momento di scardinare l’assunto secondo cui un prodotto scongelato sia sempre qualitativamente inferiore rispetto a uno fresco. Esistono numerosi chef “stellati” che nelle loro preparazioni utilizzano ingredienti decongelati (per motivi legati, ad esempio, all’approvvigionamento e alla corretta conservazione delle materie prime) e tale elemento di certo non è in grado di svalutare la qualità delle pietanze che vengono somministrate in quel contesto.

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