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Con circolare del 05.07.2024, la Regione Veneto ha fornito a Comuni, Camere di Commercio e Ulss del territorio un chiaro indirizzo interpretativo riguardo le attività di home restaurant, confermando che, in assenza di una specifica disciplina, tali soggetti devono rispettare le vigenti disposizioni regionali in materia di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande (similmente CdS sent.n. 02437/2023 e Tribunale di Pisa sent. n. 492/2024).
Per la prima volta in Italia il Tribunale di Pisa in appello stabilisce che un Home Restaurant deve seguire le stesse regole di un ristorante, anche se ha un differente trattamento fiscale. Una sentenza storica che permette ai Comuni di regolarizzare molte situazioni. La Fipe trova conferma della sua posizione che puntava a rendere uguali le norme
Con sentenza di secondo grado n. 492/2024 il Tribunale di Pisa ha confermato che gli Home Restaurant sono attività di somministrazione di alimenti e bevande e, come tali, soggiacciono al medesimo trattamento normativo, ivi compreso l’obbligo di abilitarsi con SCIA.
La sesta sezione del Consiglio di Stato si è recentemente pronunciata sulla tematica degli home restaurant. Come noto, trattasi di un’attività che si caratterizza generalmente per la preparazione di pranzi e di cene presso il proprio domicilio in giorni dedicati e per poche persone, considerati come ospiti “personali” ma paganti (cfr. Risoluzione Mise n. 50481/2015) e pubblicizzata anche tramite domini su siti web.
La Federazione: “Avanti per garantire la concorrenza leale in tutto il settore”
Il Manifesto “Per non mangiarsi il futuro” promosso da Fipe – Federazione Italiana pubblici Esercizi, sta raccogliendo grande consenso: sono centinaia le firme di ristoratori e pubblici esercenti raccolte alla pagina dedicata e direttamente ai telefoni della Federazione. Tra i firmatari, accanto a grandi chef di fama internazionale, ristoratori grandi e piccoli, gruppi della ristorazione commerciale, di città d’arte e di piccoli centri, senza distinzione. Perché la concorrenza senza regole rappresenta una ferita per tutto il settore.
Si mangia e si beve dappertutto. Questo è il contesto che caratterizza oramai i centri storici delle nostre città. Take away, negozi alimentari, artigiani, minimarket: una miriade di attività senza servizio, senza personale, senza spazi. Non hanno il bagno, obbligatorio per bar e ristoranti, pagano in alcuni casi la metà o un quarto di quanto pagano bar e ristoranti per lo smaltimento dei rifiuti, se danno da bere ad un minore di 16 anni o ad un cliente in stato di ebbrezza la sanzione non è penale come per bar e ristoranti ma amministrativa e non rischiano la chiusura dell’attività.
Se le regole hanno un ancora un senso, la stessa attività presuppone che si applichino le stesse regole. Questa è la posizione che Fipe ha voluto riportare nel manifesto/appello lanciato alle Istituzioni e che ti invitiamo a firmare.