«È la media del pollo di Trilussa: ci sono aree sicuramente fortunate come la Darsena, la Galleria (che beneficia delle serate della Scala) e Porta Nuova: ma i pubblici esercizi molto contenti rappresentano solo una piccola fetta, diciamo il 15 per cento, dell’effetto totale».
Lei aveva accusato l’amministrazione di fare poco per gli esercizi milanesi. Conferma, quindi?
«Io considero molto positivo che il sindaco, che ha ascoltato le nostre richieste, abbia deciso di spendersi in prima persona su ExpoinCittà, che avrebbe dovuto favorire l’osmosi tra Milano e il sito espositivo. Forse, finora, non c’era stata la necessaria attenzione: se adesso questo progetto riesce a decollare, ne guadagneremo non solo noi, ma l’intera città. Abbiamo fiducia su settembre e ottobre, ma staremo a vedere».
Colpa di Expo?
«Di certo non penso che il successo di Expo debba essere valutato sulla base degli incassi dei pubblici esercizi, ma noi speriamo che i numeri positivi valgano per tutti. Perché Expo chiude il 31 ottobre, ma i suoi effetti su Milano - quelli che non abbiamo visto finora - ci auguriamo arrivino. Speriamo che l’accreditamento internazionale che la città sta avendo continui, ma siamo preoccupati per il post Expo ».
Per quale motivo?
«Temiamo possa diventare stabilmente un luogo della movida, una nuova Gardaland milanese. Ci manca solo questo».
Roma 4 agosto 2015