Il Governo, infatti, nel ‘Decreto dignità’ reintroduce l’uso dei voucher anche nel turismo e lo fa solo per gli alberghi e il ricettivo escludendo gli stabilimenti balneari e cioè le 30.000 imprese che costituiscono la componente più rilevante del settore turistico, dal momento che la ‘vacanza’, sia per la domanda italiana che per quella estera, continua ad essere sinonimo di ‘mare’.
Tra gli addetti di queste aziende sono moltissimi, se non la totalità, i giovani e gli studenti che, in cerca di un piccolo reddito, conciliano gli studi con il lavoro svolgendo mansioni di assistente bagnante, barman, cameriere, aiuto-cuoco, addetto alla sicurezza, bagnino di spiaggia ecc. ecc. per molti di loro si tratta del primo contatto con il mondo del lavoro.
I voucher costituiscono una giusta ed opportuna soluzione per combattere il lavoro nero e per garantire sia i lavoratori che le imprese.
“Se c’è un settore turistico, pertanto, in cui si avverte la necessità di una loro introduzione è proprio il balneare - continua Capacchione - per la sua dipendenza da un mercato altamente incerto e fluido condizionato fortemente, come è di tutta evidenza, da fattori giornalieri, perfino da quelli atmosferici”.
E’ veramente paradossale, quindi, la reintroduzione dei voucher nel turismo limitatamente alle imprese alberghiere e ricettive escludendo incomprensibilmente quelle balneari.
31-07-2018