Sintesi delle attività del Vice-Presidente Vicario Lino Enrico Stoppani

Voi Tanka Village (Villasimius – Ca) 2-4 ottobre 2025


La Relazione di sintesi dei lavori della Conferenza di Sistema ha l’ambiziosa sfida di riprendere e combinare la ricca pluralità di contenuti affrontati, con una visione coerente ed unitaria del nostro Sistema.  Quest’anno la sfida è sicuramente più intensa, trattandosi della prima Conferenza della nuova Consiliatura, importante, quindi, per delineare il “Programma di Consiliatura 2025-2030”.

Non a caso questo lavoro di analisi ragionata è affidato al Vicepresidente Vicario Confederale. Infatti, ritengo che essere “Vicarionon presupponga solo l’esercizio di una (comoda) autorità di sostituzione o di rappresentanza del Presidente, ma implichi anche la (più gravosa) responsabilità di esercitare un ruolo attivo nel contribuire a definire il posizionamento della Confederazione rispetto ai tanti argomenti oggetto della Conferenza, provando -se possibile- a dare un ulteriore contributo alle riflessioni e ai ragionamenti emersi.

Questo pragmatismo rientra, peraltro, anche nella logica di queste iniziative, che devono saper trasformare le idee e le discussioni in obiettivi e piani d’azione sindacale.

Il Presidente Sangalli, nel suo intervento di apertura, e il Segretario Generale Dott. Barbieri, con la sua relazione, hanno messo le fondamenta a questi ragionamenti che proiettano la Confederazione nei prossimi 5 anni, richiamando l’immagine di un albero che simboleggia l’impegno sindacale che si consolida su radici profonde, cresce nel tronco della sua organizzazione, si ramifica dove serve e porta i frutti del suo lavoro alle imprese.

Tra l’altro questa Conferenza, pur confermando l’impianto di base, ha visto alcune novità organizzative, spero apprezzate, fatte proprio con la finalità di accrescere interesse ed utilità della Conferenza e di coinvolgere sempre meglio il nostro Sistema.

Anche il ritorno a Villasimius “il posto del cuore” secondo il presidente Sangalli ha una sua spiegazione, non tanto economica o turistica, ma nel fatto di aver voluto ritrovare il suo “Agorà”, la piazza d’incontro della struttura.

Un mondo come il nostro, che quest’anno sta festeggiando 80 anni di vita nelle città e che è, come dice spesso il Presidente, la “rappresentanza economica dei luoghi”, sa bene che la piazza è un elemento importante per favorire le interazioni sociali, le relazioni umane, incoraggiando la coesione associativa, la partecipazione attiva e la condivisione di conoscenze ed esperienze del nostro Sistema.

Fatte queste premesse, entriamo nel merito dei lavori, iniziati con un’importante valutazione del contesto, fatta nella plenaria:

“Dove siamo davvero? Appunti sulle transizioni globali”

Time is out of joint” [il mondo è fuori dai cardini] così si confessava Amleto, dopo l’apparizione dello Spettro, esprimendo la sua frustrazione e dolore per la situazione che lo circondava.

È lo stesso preoccupato scoramento che si sta sempre più diffondendo di fronte ad un mondo stravolto nelle sue certezze, dove l’elemento fondamentale nelle relazioni fra gli Stati sembra essere diventata solo la potenza -militare, economica, politica-, in cui l’Europa mostra tutte le sue fragilità.

In questo scenario convivono situazioni di grande sofferenza umana (la guerra in Ucraina, l’immane tragedia di Gaza e, gli almeno 50-60 conflitti armati attivi nel mondo), la destabilizzazione di un ordine internazionale che aveva al suo vertice gli Stati Uniti, caposaldo dell’Alleanza Atlantica minata ora nei suoi fondamentali, l’ombra del fattore Xi, quella del leader cinese che ha molto da guadagnare nel contesto che si sta profilando.

A tutto questo si aggiungono gli effetti disastrosi del cambiamento climatico, i dazi americani, l’invasione dello spazio, la paura delle nuove tecnologie che hanno avviato una rivoluzione con la quale si definirà la nuova grammatica del Potere, fondata sull’algoritmo e che ha, per esempio, nelle criptovalute l’ancora (quasi) sconosciuto strumento di dominio finanziario.

Con questo scenario c’è bisogno di una Europa più incisiva e attiva, altrimenti è inevitabile il suo declino e fa bene la Confederazione a tenere attentamente monitorato, fra le tante cose, anche l’evoluzione del progetto sull’”euro digitale”, che costituisce l’autodifesa europea all’invasione e ai rischi delle criptovalute e delle stablecoin.

Inoltre, è anche il momento per interrogarsi sul come le tensioni, i profondi cambiamenti della Società e le transizioni in atto, impattino sul modo di fare oggi impresa nella sua globalità e complessità, riaggiornando anche il concetto del “ruolo sociale delle imprese”, richiamato sia nelle celebrazioni del Giubileo 2025 sia da Padre Occhetta nel suo intervento.

E tra gli “spettri” che identificano scenari poco consolanti, c’è anche quello dell’inverno demografico, affrontato nella plenaria:

“L’inverno demografico: scenari, impatti e

strategie per un futuro sostenibile”

Nei primi 6 mesi del 2025 (dati ISTAT) le nascite sono state 166.051, in calo del 7,50% rispetto al già negativo dato del 2024, con una proiezione a fine anno di 342.000 nati, minimo storico dopo i 370 mila del 2024 (contro il dato record del 1964 di 1.035.000 nascite).

Questi dati mettono in crisi non solo la tenuta del sistema previdenziale e le possibilità del ricambio generazionale in ogni aspetto della Società, ma anche la struttura dei Consumi, aspetto per noi non secondario.

A questo si aggiunga l’innalzamento dell’aspettativa di vita: nel 1861 era ferma a circa 30 anni, nel 1921 cresciuta a circa 50 anni e nel 2024 è arrivata a 83,4 anni.

L’accoppiata -diminuzione delle nascite e aumento della speranza di vita-, comporta una redistribuzione demografica senza precedenti, con una quota di anziani sempre maggiore, che stravolge il rapporto tra popolazione attiva e non attiva, causando il cosiddetto “longevity shock”, l’onere socio-economico da sostenere per la cura, l’assistenza e la previdenza degli anziani.

Ecco la ragione per cui le politiche dell’immigrazione e della famiglia sono così strategiche anche per il sistema delle imprese.

Infatti, i flussi immigratori correttamente gestiti possono innervare la Società di popolazione più giovane, di nuove competenze, di stimoli culturali. Dovremmo, anche, imparare a non etichettare le persone per categoria, ma per nome, come ci ha invitato Padre Occhetta, andando oltre il pregiudizio verso gli immigrati e lo straniero.

Le corrette politiche per la famiglia, invece, (piano casa, assegni per i figli, congedi per i genitori, facilitazioni per gli asili nido, etc.), sostengono la genitorialità e contrastano la denatalità.

Sul tema confortano le parole della Premier Meloni, che recentemente si è impegnata per “ricostruire una società amica della famiglia, della natalità, nella quale la genitorialità sia un valore riconosciuto, protetto e sostenuto”.

Infatti, se esiste una correlazione positiva tra il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro con il tasso di fertilità (più le donne lavorano più fanno figli), è altrettanto vero che 1 donna su 5 lascia il lavoro dopo il primo figlio per la difficoltà a conciliare lavoro e cura del bambino/a come sanno bene le nostre signore del Terziario Donna

Temi decisivi e irrisolti sui quali la Confederazione deve esercitare una crescente funzione propositiva, con lo sguardo lungo richiamato dal Professore Billari, per definire una strategia di lungo periodo per l’immigrazione regolare, per rafforzare le misure per la natalità, per accompagnare un diverso approccio, anche culturale, al tema della previdenza complementare, ricercando un patto generazionale, come ci ha sollecitato il professor Magatti, che prevenga anche il rischio di decadenza dell’economia della rendita.

La composizione sociale e demografica dell’Italia impatta prepotentemente su un altro tema affrontato in questa Conferenza, con protagonista il nostro Mariano Bella, dedicato al nuovo concetto di:

“Sense of Italy”

Occasione per celebrare e rivendicare il forte ruolo del terziario di mercato, nelle dinamiche economiche e sociali del Paese.

Per rafforzare l’identità del Paese e, quindi, poter meglio sfruttare il potenziale del suo straordinario “soft power”, è importante evolvere dal concetto puramente commerciale di “Made in Italy” in quello più generativo di “Sense of Italy”, che incorpora la storia, le emozioni, le intelligenze che alimentano la nostra cultura, anche d’impresa.

Ce lo ha ricordato il Prof. Massimo Bray nel suo intervento alla celebrazione dell’80° anniversario della Confederazione, richiamando l’“arsenale socio-culturale senza paragoni che testimonia la grandezza dell’Italia, di cui non sempre siamo consapevoli.

La complessa genesi storica del nostro Paese ha indotto processi di innovazione diffusa, cresciuta nel tempo sulle necessità, sulla stratificazione e contaminazione delle culture, sulla nostra genialità e fantasia, che si è tradotta nel tempo in una diffusa capacità di pensare fuori dagli schemi, nel “senso dell’italianità”.

Una dote di innovazione continua e di capacità di resilienza, anzi di antifragilità, che ci riconoscono nel mondo e che dobbiamo oggi concederci il coraggio di riconoscere, anche a noi stessi.

Il concetto di “Sense of Italyinclude e interconnette, quindi, la cultura, il patrimonio creativo del Paese, la sua storia, il suo stile di vita, valori che costituiscono una infrastruttura immateriale abilitante per l’innovazione, la rigenerazione dei contesti locali e per il rafforzamento del brand Italia.

È evidente, quindi, quanto la cultura sia un potente soft-power che rafforza il “Sense of Italy”, tanto che quest’anno abbiamo deciso di interpretare questa sua funzione attraverso la componente cinematografica, con la plenaria sul Cinema guidata dal Prof. Gianni Canova, titolata:

“Cinema, Cultura e Società”

Preceduta dalla prima notte degli Oscar di Confcommercio.

Tema apparentemente lontano dalle ordinarie questioni sindacali, ma assolutamente pertinente, se inquadrato nella rapidissima evoluzione del nuovo ordine mondiale, che ci costringe a ripensare radicalmente le priorità, recuperando anche la (pericolosamente) sottovalutata dimensione strategica della cultura.

Basta guardare agli Stati Uniti, dove l’attività di smantellamento del suo storico impianto di soft-power, con la crescente pressione sulle Università, sulla Ricerca e sulla cultura Woke, sta erodendo la capacità di attrazione e di influenza culturale che ha rappresentato uno dei pilastri del primato americano, mentre la Cina ha lanciato programmi di cooperazione culturale e l’Arabia Saudita investe massicciamente nella creazione di nuovi hub culturali.

In questo scenario, l’Europa (e l’Italia) non possono permettersi di sacrificare la propria proiezione culturale sulla base di una miope logica di contenimento dei costi, ma aprire nuovi canali di dialogo interculturale, che darebbero loro una più solida centralità nel nuovo assetto mondiale.

L’investimento in cultura, trascurabile in termini finanziari rispetto al budget destinato al riarmo, può generare un enorme ritorno strategico, se accompagnato da una chiara strategia di diplomazia culturale, perché la vera forza dell’Europa non sta nella sua potenza militare, ma nella sua capacità di attrarre e influenzare, oggi più che mai, attraverso la forza dei suoi valori e della sua cultura, di cui il cinema è uno dei suoi formidabili strumenti.

Il cinema, infatti, è una finestra sul mondo che contribuisce alla coscienza civile, crea ponti, apre alla bellezza e alla solidarietà. Arma potentissima ma pacifica come detto da Benedetta Porcaroli.

È certamente anche un comparto economico, peraltro in salute come testimoniano il successo della Biennale di Venezia e i dati Cinetel su incassi e presenze, con il suo indotto, i suoi editori e i suoi lavoratori e i grani protagonisti, alcuni dei quali ospiti della Conferenza, ma è soprattutto parte della nostra identità nazionale, perché racconta la vita, influenza i comportamenti, crea emozioni, alimenta nuovi consumi, genera tendenze.

Tradotto sindacalmente: bene ha fatto e farà la Confederazione ad avviare, sostenere e valorizzare il suo progetto “Confcommercio Imprese Cultura Italia”, perché convinta che la Cultura sia un fattore fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese.

La Cultura è, quindi, parte della risposta alla domanda posta nella Plenaria

“Dove va la Rappresentanza, tra dumping contrattuale e welfare integrativo: nuove alleanze”

Nella plenaria si è parlato non solo della direzione in cui va la nostra Rappresentanza, ma anche dal nucleo da cui viene e dal presente che la caratterizza: il contratto di lavoro.

Tema delicato per le sue tante declinazioni, affrontato per le sue derivate sui temi del (buon) lavoro, in particolare sui capitoli del Dumping contrattuale e del welfare integrativo, sul quale il Presidente del CNEL Prof. Renato Brunetta si sta impegnando per difendere la contrattazione di qualità anche con l’idea del bollino blu.

Questo invitoper Confcommercio significa certamente profondo riguardo ai diritti dei lavoratori, ma anche la giusta pretesa di rigoroso rispetto al principio della leale concorrenza tra le imprese, che l’attuale giungla dei “contratti pirata” impunemente disapplica manipolando il concetto di equivalenza dei contratti ben esposti da Mattia Pirulli.

Sul tema il Presidente Sangalli, commentando sui media “l’europeismo pragmatico” di Draghi, ha già più volte richiamato il valore della Rappresentanza, con la necessità di avviare il processo di revisione dei suoi protocolli e dei modelli contrattuali, per individuare meccanismi condivisi per la misurazione della cosiddetta “rappresentatività comparata” in un mercato che confonde la libertà sindacale e di associazionismo, sacrosanta e costituzionalmente tutelata, con l’efficacia della contrattazione, che va sostenuta da una rappresentatività ampia, diffusa e misurata.

Ci vorrebbe, però, anche una diversa convinzione da parte delle Istituzioni per arginare fenomeni che vanificano sforzi e producono danni al sistema economico.

La Rappresentanza, però, va anche oltre i seppur importanti temi del Lavoro, imponendoci una riflessione sia sul come mantenere la nostra storica leadership nel Terziario di Mercato, sia sul rafforzamento della nostra influenza su tante altre questioni, in un’epoca in cui il continuo processo di terziarizzazione dell’economia, determina pericolose invasioni di campo rispetto ai tradizionali bacini della rappresentanza.

Questo significa sviluppare una rappresentanza generativa di opportunità, con logiche inclusive e non estrattive, con qualche elemento di discontinuità rispetto al passato, per esempio sulla allocazione di risorse, di flussi e di ruoli.

Dobbiamo continuare ad investire su nostri “talenti” e coinvolgere sempre più figure di alto profilo, anche esterne al nostro Sistema, ampliando e consolidando le alleanze con le Parti Sociali e il sistema istituzionale e politico.

* * *

La Plenaria sulla Rappresentanza ha preceduto l’apertura dei 7 Gruppi di Lavoro, che con il coordinamento di colleghi Vicepresidenti e membri di Giunta, e con il supporto di dirigenti delle aree di riferimento tecnico, hanno visto la partecipazione di autorevoli discussants che hanno introdotto interessanti approfondimenti sui temi di forte impatto sindacale.

Prima però di entrare nel merito degli argomenti trattati, permettetemi di unirmi al cordoglio e al dolore di tutti nel ricordo del caro Alberto Corti, profondo conoscitore delle dinamiche turistiche, persona perbene, professionista capace, tessitore di rapporti tra le numerose anime del nostro Sistema.

  1. Infrastrutture, flussi e destinazioni: trasporti e turismo a confronto * (vp Manfred Pinzger e Pasquale Russo)

I due comparti -Trasporti e Turismo- non sono solo settori sempre più tra loro integrati, ma costituiscono per il Sistema Confederale capisaldi di posizionamento e presidio della Rappresentanza in settori strategici per l’economia del Paese.

Pur con le evidenti diversità che li caratterizzano, presentano molti punti di contatto e profonde sinergie, che andrebbero ulteriormente rafforzate, come è emerso dalla ricerca Isfort, presentata nella sessione, su “Il valore turistico dei centri minori: stato dell’arte e stima d’impatto del potenziale di crescita”.

L’Italia è, com’è noto, il Paese più bello del mondo, ma non è il Paese più visitato, quinto nella classifica dopo Spagna, Francia, Cina e Stati Uniti.

Dalla sessione è emerso provocatoriamente il suggerimento di cancellare la parola overtourism che spesso è semplicemente mancanza di organizzazione.

Per esempio la Sardegna ha circa 1.900 chilometri di costa, la Sicilia oltre 1.650, mentre le Canarie 1.500 e le Baleari 1.400. Ebbene, le Canarie nel 2024 hanno avuto 14 milioni di turisti, le Baleari quasi 19 milioni, mentre la Sicilia solo 5,8 milioni, gli stessi arrivi di Malta, che è 82 volte più piccola!

Non è solo un problema che riguarda le nostre isole maggiori, ma di croniche debolezze infrastrutturali dell’intero Paese, che si traducono in carenze nei collegamenti, che penalizzano i flussi turistici, perché il turismo di qualità non vuol dire solo alberghi e ristoranti, ma anche infrastrutture -stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime, perfino “ponti”- che alimentano arrivi e presenze e consentono una migliore integrazione tra i diversi turismi del nostro campionario.

  • Un’agenda per il lavoro nei servizi: scenari, scelte e azioni * (vp. Pier Andrea Chevallard e Mauro Lusetti)

La sessione ha affrontato l’impatto che l’Intelligenza Artificiale produrrà sul Terziario di Mercato, presentando i possibili scenari sul lavoro e, quindi, sui temi della riqualificazione professionale, delle competenze e delle nuove classificazioni professionali, ma anche evidenziando l’importanza dell’IA, come leva di competitività, presentando anche due progetti Confederali: “Percorsi settoriali per le imprese del terziario” e “Osservatorio IA del Terziario”.

L’IA non è una tecnologia come le altre, ma è una piattaforma cognitiva che impatta su tutto: lavoro, produzione, istruzione, creatività, competitività, comunicazione.

Secondo l’Economist, L’IA detterà le regole della nuova grammatica del Potere, con l’assunto che “chi scrive gli algoritmi, detta le regole; chi li compra, si adegua; chi resta a guardare, scompare”.

È ormai chiaro a tutti che l’IA sarà il vero terreno di scontro globale, con gli Stati Uniti, da una parte, che con la loro “Winning the Race[vincere la gara, ndr], hanno varato un gigantesco piano industriale che spinge verso una deregolamentazione rapida, una nuova alleanza con le Big Tech e una militarizzazione dell’innovazione, relegando in secondo piano ogni riflessione sui diritti; dall’altra, la Cina che ha presentato un piano per la Governance globale dell’IA, puntando sull’egida delle Nazioni Unite per dare legittimità internazionale alle sue ambizioni e, in attesa, sviluppa un ecosistema tecnologico con risorse pubbliche colossali, consapevole che chi norma, comanda; in mezzo l’Europa che regola ciò che non possiede.

Alla Confederazione serve uno scatto, serve visione, serve investire, osare, rischiare, attrarre talenti, formare competenze, perché l’IA sarà ovunque e sarebbe un errore gestirla in modalità passiva, subendone, cioè, gli impatti.

Servono, quindi, processi di formazione per la struttura e la dirigenza politica, per farne un elemento distintivo dal punto di vista organizzativo. 

  • Dalle transizioni alla competitività: strategie internazionali, politiche europee e ruolo dei territori per il Terziario * (Vp Riccardo Garosci e Carlo Massoletti).

Il contesto geopolitico ed economico internazionale e le relative strategie hanno caratterizzato questa sessione, costituendo il presupposto per la presentazione delle politiche europee sui temi della competitività e della coesione, declinate con un’attenzione particolare alle dinamiche del Terziario.

In particolare, il tema della competitività è diventato centrale nel nuovo ciclo politico ed istituzionale dell’UE, anche per gli stimoli offerti dai Rapporti di Mario Draghi ed Enrico Letta, tradotti nella “Bussola per la competitività dell’UE”.

In questo ambito, va contrastata la posizionefaziosa” che attribuisce al Terziario la responsabilità di scarsa competitività e bassa produttività, riprendendo anche alcuni passaggi del Rapporto Draghi, che sfata questi luoghi comuni, mettendo al centro il ruolo del Terziario, anche per la tenuta dei livelli occupazionali e valorizzando i contenuti del concetto di Sense of Italy prima richiamati.

Nella sessione è stata approfondita la proposta inserita nel nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028-2034 presentato dalla Commissione Europea, che stanzia circa 2.000 miliardi di euro per attivare strumenti di politica economica a sostegno di queste sfide.

Collegato c’è il delicato rapporto tra le Politiche per la competitività europea -che devono ricercare lo sviluppo, riducendo anche i divari territoriali, oltre che connettersi alle filiere strategiche continentali- e le Politiche di coesione -che devono, invece, operare in una logica orientata ai risultati, senza rinunciare all’approccio place-based– con la finalità di non marginalizzare i territori e i partenariati economico-sociali.

Uno spazio di riflessione è stato infine dedicato al ruolo delle città, e al loro futuro sviluppo, all’interno della nuova programmazione europea sulle nuove politiche per la competitività.

Politiche europee che si inseriscono in un ordine mondiale terremotato, con l’assetto del commercio mondiale, uscito da decenni di trattative e negoziati, stravolto dagli accordi sui dazi americani, pieni di aree grigie che rischiano di diventare buchi neri, con gli onerosi impegni assunti nei confronti degli USA per comprare armi, chip, energia, o accordi sul digitale, sulle normative ESG, persino sull’obbligo per le imprese europee ad investire negli USA almeno 600 miliardi di dollari.

Politiche europee, quindi, sempre più centrali e decisive, che richiedono una rafforzata organizzazione della nostra delegazione di Bruxelles, affinché svolga quel ruolo di “pivot” affidabile ed efficace per tutto il Sistema Confederale, senza dimenticare l’importanza e la strategicità dei Territori, veri terminali di presidio economico, sociale, culturale ed identitario.

  • “Quale Sistema per quale Impresa: Organizzarsi per competere” * (vp Giovanni Da Pozzo e Matteo Musacci)

Sul tema della “Rappresentanza” si sono già date alcune valutazioni, commentando gli esiti della plenaria sul “Dumping contrattuale e Welfare integrativo”.

Questa sessione, invece, ha offerto spunti sul nostro modello organizzativo, con un perentorio pay-off -“Organizzarsi per competere”- esplicito sulla direzione da percorrere.

Argomento già affrontato anche in precedenti occasioni, come l’ultima “Assemblea di bilancio” Confederale, nel corso della quale si precisava che con l’avvio della nuova Consiliatura, si riteneva esaurita una fase storica per la Confederazione, caratterizzata da una strategia emergenziale di sostegno al Sistema che, se prolungata oltre la reale necessità, rischiava  di generare assuefazione e scarsa propensione all’innovazione, all’intraprendenza sindacale e ad una visione strategica della Rappresentanza, raccomandando ai Soci di riprendere con energia la loro funzione di servizio alle imprese, ridando peso e valore al rapporto associativo.

In quell’occasione, si anticipava anche la volontà di passare da una politica di generico “sostegno”, ad una di “affiancamento”, orientata a rafforzare, promuovere e stimolare l’attività sindacale dell’intero Sistema. Va recuperata capacità di visione, coraggio e determinazione per sostenere l’evoluzione del modo di fare rappresentanza, non per snaturarla nei suoi valori fondanti, ma per rinnovarla nella sua funzione, intercettando, cioè, i crescenti cambiamenti.

La sessione ha ripreso proprio questi contenuti, introducendo i concetti di posizionamentoproattivo” rispetto ad uno “reattivo”, di una logicasussidiaria” piuttosto che “sussidiata”, di una prospettiva di “consolidamento” invece che “emergenziale”, di “piani di successione” da programmare investendo sul “vivaio associativo” e di razionalizzazione organizzativa del rapporto tra le numerose Federazioni e i Territori.

Nessun intento punitivo o dirigistico, ma il richiamo verso una responsabilità condivisa, necessaria per rafforzare, migliorare, innervare la Confederazione e per dirla con il pragmatismo di Marco Barbieri “per aumentare le imprese associate”.

Un Patto di qualità associativo, da perseguire costruendo un’alleanza tra principi e strumenti, tra visione e concretezza, tra libertà organizzative e doveri comuni, migliorando la capacità di ingaggio dell’intero Sistema Confederale.

  • “Riforma fiscale e accesso al credito: adattarsi e crescere nel nuovo contesto” * (Vp. Donatella Prampolini e Loretta Credaro)

Fisco e Credito, con il Lavoro, costituiscono le grandi tematiche sulle quali la Confederazione svolge un qualificato presidio.

Sul Fisco prende sempre più forma la Riforma, che dovrebbe rilanciare, sostenere e rafforzare la crescita economica e la competitività del Paese, imperniata su quattro grandi pilastri: (i) la riduzione del carico fiscale, (ii) la semplificazione degli adempimenti, (iii) il contrasto all’evasione ed elusione fiscale, (iv) il rafforzamento della certezza del diritto.

La rilevante stabilizzazione dei conti pubblici, ha portato al miglioramento delle valutazioni delle società di rating sul Paese (BBB+ per Fitch e S&P), a una discesa record del nostro spread (oggi 84 bps) e soprattutto al risultato di un bilancio primario tornato in surplus dal 2024, nonostante il Debito Pubblico abbia raggiunto i 3.071 miliardi di euro, in aumento di altri 104 miliardi nel 1° semestre 2025 a causa del costo del debito e degli oneri residui dei superbonus edilizi.

Dal Fisco dipendono i Consumi e nella misura in cui si rafforzeranno Politiche di Bilancio attente anche alle dinamiche della spesa pubblica, troveranno sempre più spazio gli interventi suggeriti e auspicati dalla Confederazione.

Sui temi del Credito, invece, la sessione ha approfondito le concause della contrazione dei prestiti in Italia e la diversa dinamica in altri Paesi comparabili, i limiti strutturali di metodo dell’azione pubblica in tema di politiche per il credito e presentato i primi risultati del servizio di check-up creditizio offerto alle imprese associate.

Non potevano mancare considerazioni sul risiko bancario, che ha segnato nel 2025 una profonda svolta, sul quale lo Stato non ha svolto integralmente il ruolo di indirizzo che gli competeva, accompagnando, cioè, il processo di sano efficientamento del Sistema avviato con la Riforma Renzi sulle Popolari, che avrebbe dovuto salvaguardare il pluralismo bancario che altri Paesi europei, invece, hanno saputo preservare, consegnando il Mercato ai legittimi atti di forza della Finanza.

I “pizzicotti” governativi non dovevano riguardare gli extraprofitti delle Banche, ma la miopia dello Stato che ha consegnato le Banche italiane ai Fondi internazionali, che intervengono curando i loro ritorni economici di breve periodo, incuranti dei bisogni di credito e di servizio alle imprese, alle famiglie e alla … bandiera!

La ristrutturazione del comparto poneva, infatti, un dilemma e, cioè, se sostenere il processo di aggregazione bancaria per avere una maggiore stabilità patrimoniale del Sistema, utile per affrontare le tante incertezze del futuro, avere una maggiore resilienza operativa per gli investimenti digitali (DORA) e favorire un adeguamento più strutturato alle sfide ESG, oppure se preservare un sistema bancario pluralista, fatto anche di banche di medie dimensioni, con legami e forte presenza nei territori, attente e vicine alla clientela, con bilanci in ordine, cresciute per linee interne.

L’esito è conosciuto, ha prevalso il titolo quinto: “chi ha i soldi ha vinto”, con l’accelerazione del processo di aggregazione bancaria, che porterà inevitabilmente alla progressiva riduzione del “credito di prossimità” che valorizza l’aspetto relazionale rispetto all’algoritmo, in un Paese dove il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti e che avrebbe avuto bisogno, invece, di un sistema bancario con il suo giusto grado di “biodiversità”, fattore strategico per lo sviluppo delle mPMI italiane, miracolo economico compreso.

In quel che rimane del pluralismo bancario, andrà sostenuta la rete dei Confidi e migliorata la trasparenza del Mercato finanziario, superando le attuali asimmetrie informative che penalizzano soprattutto le imprese più piccole.

  • “Dal megafono ai social: come rafforzare il brand”

          * (vp Patrizia di Dio e Anna Lapini)

La sessione ha analizzato i cambiamenti nell’informazione, che hanno interessato sia il modo di comunicare, ma anche quello con il quale le imprese associate oggi ci leggono.

Se Aldo Grasso (impietosamente) ha recentemente dichiarato che “da quando esistono i social chiunque ha diritto di manifestare la sua irrilevanza”, è altrettanto vera un’altra sua affermazione che dice “che se capiamo i social riusciamo ad utilizzarli, se non li capiamo saremo noi ad essere utilizzati da loro”.

Queste “verità” pronunciate da un autorevole esperto di comunicazione, confermano l’attuale rilevanza dei social media, che non hanno solo rivoluzionato il modo di comunicare, ma anche trasformato il modo in cui le persone si connettono, condividono notizie e percepiscono il mondo, accorciando distanze e tempi, creando nuove opportunità di intrattenimento e interazione sociale, ma anche alimentando nuovi rischi: di dipendenza, di perdita di privacy, di invadenza, di fake-news.

Nel 2024 gli utenti social nel mondo hanno superato i 5 miliardi di persone, oltre il 61% della popolazione mondiale, numeri che pongono anche nuovi interrogativi sul fragile equilibrio tra verità, etica e manipolazione dell’informazione.

In questo scenario, interessante la sessione che ha presentato il modo con il quale è percepita la comunicazione della Confederazione dalle imprese del terziario, l’importanza della narrazione “bottom-up”, il valore identitario e reputazionale del nostro posizionamento su temi strategici (le città, la legalità, la sicurezza, il lavoro, etc.). Inoltre, ha presentato i cambiamenti della Confederazione nella comunicazione consapevoli peraltro che comunità e community non sono la stessa cosa.

  • Realtà di sistema a supporto degli associati

Questa sessione ha offerto l’opportunità di fare un aggiornamento su tre realtà associative, parti integranti della Confederazione, che svolgono attività sinergiche su specifiche aree.

Enasco 50&Più (Antonio Paoletti)

Tutti conosciamo il forte ruolo sociale dei Patronati e l’importanza di accrescere cultura previdenziale, tema già richiamata nella plenaria sulla demografia.

I Patronati, pur penalizzati dalle politiche pubbliche che li sostengono, mantengono la loro forte identità, utilità e funzione sociale.

Enasco oltre ad aver aggiornato sulle principali novità della sua attività ed organizzazione, ha ribadito la necessità di una più forte ed efficace integrazione con il Sistema Confederale, sia per migliorare l’erogazione dei servizi nei quali eccelle (Pensioni, Assistenza Fiscale, Indennità INPS, rapporti con la P.A., etc.), sia per rafforzare il suo ruolo sociale, elemento importante per la reputazione e l’accreditamento istituzionale di Confcommercio.

Finpromoter (Paolo Ferrè)

Sui temi del Credito è stato dedicato un Gruppo di Lavoro, che ha affrontato, il contesto del sistema bancario italiano, del quale ho già ampiamente riportato.

In questa sessione, Finpromoter, conoscendo le difficoltà e l’importanza del tema, invece, ha voluto presentare la sua attività di intermediario vigilato Bankitalia, costituito da Confcommercio proprio per sostenere lo sviluppo dei suoi comparti, operando come partner qualificato al fianco degli istituti di credito convenzionati.

Finpromoter, infatti, aiuta le imprese ad accedere ai finanziamenti bancari a condizioni agevolate, grazie alle tante convenzioni attivate con il sistema bancario, con l’utilizzo del Fondo di Garanzia per le PMI.

EDI (Paola Generali)

La transizione digitale è stata più volte richiamata in questa Conferenza, ragione in più per giustificare il grande impegnodella Confederazione per accompagnare l’evoluzione tecnologica, per la quale ha ritenuto opportuno costituire un proprio Digital Innovation Hub – EDI.

Nella sessione sono stati presentati il percorso fatto, le iniziative promosse ed in itinere, tra le quali l’ambizioso progetto EDI 5.0, oltre ai risultati ottenuti, con la precisa volontà di rafforzare sensibilità, competenze ed azioni nel Sistema e consolidare il ruolo istituzionale di Confcommercio nel digitale.

Infine una sintesi sui 3 workshop formativi curati da CFMT, che ringraziamo

  1. “Creatività in sintonia. Un viaggio nella creatività attraverso la musica”, con Nicola Grande, formatore, attore, consulente e docente universitario di Marketing e Public Speaking.

Non è stato lo spazio per scoprire nuovi talenti musicali, ma l’occasione per comprendere come si sviluppa un’idea, un processo e un pensiero creativo, partendo da ciò che ci accomuna tutti -il ritmo, il suono, l’ascolto-, e dimostrando poi come il “suono giusto” nasca spesso dall’errore, dall’inaspettato, dal confronto e (direi) dalla meditazione. Come ci ha ricordato anche Mogol nello spazio di intrattenimento con le sue “emozioni”.

  • “Bias Busters. Quanto sei razionale … davvero? Scoprilo giocando” con Paolo Vergani, attore, psicologo, consulente e formatore.

Anche qui non si sono ricercati potenziali psicoterapeuti, ma provato a dimostrare come tutti noi siamo meno razionali di quanto pensiamo e a stimolare il pensiero critico comprendendo i meccanismi che spesso ci alimentano pregiudizi che condizionano le nostre decisioni.

  • “Mindset e collaborazione: costruire squadre vincenti” con Riccardo Pittis, ex campione di basket.

Nella sessione non si sono ricercati nuovi campioni, ma partendo dalla sua esperienza sportiva di alto livello, Pittis ci ha raccontato come si fertilizzano talento e volontà sui quali poi affrontare sfide, successi o fallimenti e le modalità con le quali si costruiscono squadre vincenti.

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Chiudo con la speranza, sia di aver correttamente interpretato e trasferito i principali contenuti della Conferenza, sia che Voi tutti abbiate compiutamente percepito il grande sforzo organizzativo  che Conferenze di questo livello richiedono, da considerare un investimento che la Confederazione fa sulla sua classe dirigente, per renderla capace di pensare in grande e ambiziosa nei fini, rafforzando il suo ruolo di avanguardia culturale e di protagonista nel dibattito sul futuro economico, sociale e istituzionale del Paese.

E su questo ambizioso ruolo, confortano le parole di Mario Draghi, intervenuto al Meeting di Rimini, dove parlando di un’Europa “marginale e spettatrice”, ci ammoniva dicendo che “il mondo non ci guarda con simpatia e non aspetta la lunghezza dei nostri riti per imporci la sua forza”, invitandoci a ricercare “discontinuità negli obiettivi, nei tempi e nei modi di lavoro”.

Passaggio già ripreso dal Presidente Sangalli sui media, dove ha condiviso l’apprezzamento indirizzato dall’ex Premier ai Corpi Intermedi, considerati attori protagonisti del cambiamento “per la loro capacità di farsi portatori di richieste e proposte da avanzare e discutere con le Istituzioni, funzione ancora più importante in una società dove la solitudine prevale e i cittadini sono sempre più lontani dalle istituzioni”.

È questo un endorsement da onorare con consapevole responsabilità, con senso, passione e spirito sindacale, valori che la Conferenza di Sistema prova ad alimentare, rinnovare e migliorare ogni volta.

Grazie.