Proposta di regolamento europeo sugli imballaggi: l’impatto sui pubblici esercizi
Nella Commissione Europea è in discussione una proposta di Regolamento di revisione della normativa europea sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi (che interviene in modifica del Regolamento (UE) 2019/1020 e che abroga la direttiva 94/62/CE), che dovrebbe essere formalmente pubblicata entro il prossimo 30 novembre.
Tra le misure previste, sembrano di particolare rilievo per il settore dei Pubblici Esercizi:
- l’art. 23, che prevede un assoluto divieto di immissione sul mercato di determinate tipologie di imballaggi, tra cui:
- gli imballaggi in plastica monouso, quelli compositi monouso o altri imballaggi monouso per gli alimenti e le bevande consumati all’interno dei locali (es. vassoi, piatti, tazze ecc.);
- gli imballaggi monouso per condimenti, conserve, salse, latte, zucchero per il consumo in loco o l’asporto.
Sembra utile specificare che il divieto (stando al testo della bozza) sarà efficace fin dal momento in cui entrerà in vigore il Regolamento.
- l’art. 27, che dispone una serie di obiettivi di utilizzo di imballaggi riutilizzabili ricadenti direttamente sui “distributori finali” (ivi inclusi i P.E.), tra cui:
- le bevande fredde e calde riempite presso il punto vendita per l’asporto dovranno esser rese disponibili in imballaggi riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo, nella misura del 30% del totale, a decorrere dal 1° gennaio 2030, e del 95%, a partire dal 1° gennaio 2040.
- gli alimenti pronti per l’asporto dovranno esser resi disponibili in imballaggi riutilizzabili all’interno di un sistema per il riutilizzo, nella misura del 20% del totale, a decorrere dal 1° gennaio 2030, e del 75%, a partire dal 1° gennaio 2040.
Inutile nascondere che dette disposizioni potrebbero impattare negativamente non solo sui settori della distribuzione commerciale ma anche su quello della somministrazione di alimenti e bevande.
Invero, il divieto di immissione sul mercato degli imballaggi monouso (art. 23) comporterà, inevitabilmente, una maggiore spesa per le imprese, che dovranno acquistare imballaggi di diversi (e più sofisticati) materiali.
Quanto agli obiettivi relativi agli imballaggi riutilizzabili (art. 27), si ritiene che non tengano adeguatamente conto del fatto che il modello del riutilizzo non sembra poter facilmente garantire la sicurezza alimentare dei consumatori.
Ad esprimere forti perplessità in ordine alla proposta di Regolamento in oggetto è stato anche il MITE, con una nota stampa pubblicata sul proprio sito.
Il Ministero ha sottolineato l’efficienza del modello attualmente adottato a livello nazionale, evidenziando come nel 2021 l’Italia abbia avviato a riciclo il 73,3% degli imballaggi immessi sul mercato, superando il target europeo al 2025 del 65%, e ha di fatto contestato la mancanza di evidenze scientifiche a supporto della revisione ipotizzata dall’Unione, che non comporterebbe benefici sociali ed economici.
In tale ottica, su indicazione del Ministro Gilberto Pichetto Fratin, il Ministero ha aperto un confronto affinché si intervenga nelle sedi opportune a livello comunitario.