CONTINUA LA BATTAGLIA DI FIPE PER IL “NO ALL’AUMENTO DELL’IVA”
Nel corso dell’audizione sulla manovra correttiva nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite in sede congiunta a Palazzo Madama, le parti sociali sono tornate a parlare di IVA.
Confcommercio sostiene che “L’ipotesi di aumento dell’Iva di un punto percentuale per le tre aliquote produrrebbero effetti depressivi all’intero sistema economico, affosserebbero i consumi e ridurrebbero
di oltre un punto percentuale il Pil azzerando le già basse previsioni di crescita della nostra economia, colpirebbero i redditi medio bassi ed indurrebbero inflazione”.
Sullo stesso piano anche, Ivan Malavasi, presidente di turno di Rete Imprese Italia: ”Siamo contrari all’aumento dell’Iva, perché riteniamo avrebbe effetti inflazionistici e depressivi del Pil, e in questo contesto non andrebbe bene.
Non è possibile chiedere sacrifici alle famiglie e alle imprese italiane senza contemporaneamente procedere a tagli effettivi e davvero credibili ai costi della politica”.
Al contrario la ricetta di Confindustria non cambia. La strada per correggere la manovra deve portare ad anticipare l’aumento dell’aliquota Iva da 20 a 21% che determinerebbe un gettito aggiuntivo di circa 3,7 miliardi di euro annui. L’associazione di Viale dell’Astronomia sostiene che l’aumento dell’IVA è la soluzione più “democratica” ed “equa” per recuperare le risorse necessarie per sostituire l’eurotassa prevista per i lavoratori dipendenti con retribuzioni superiori ai 90.000 euro/anno.
Fipe continua la battaglia per il NO ALL’AUMENTO DELL’IVA. Nel caso dei pubblici esercizi un aumento dell’IVA avrebbe effetti pesantissimi: per non venire assorbito interamente dalle imprese, il suo costo dovrebbe essere scaricato su listini e menu, con effetti certi sull’inflazione e con conseguente compressione dei consumi in generale e in particolare dei pubblici esercizi. Tale compressione si rifletterebbe sui canali ristorativi non solo nei confronti di consumi “di evasione/intrattenimento” (cene serali), per loro natura “voluttuari”, ma soprattutto su quelli altrettanto rilevanti dei consumi “di necessità” che riguardano ogni giorno milioni di persone.
Fipe ritiene, invece, preferibile eliminare deroghe e agevolazioni fiscali previste per quelle imprese che operano in mercati “protetti” (agricoltura, una certa industria, il sistema bancario, società municipalizzate e società pubbliche, ma anche sagre, circoli privati, attività commerciali del clero, ecc.). Iniziativa che potrebbe contribuire a coprire i tagli chiesti alle Autonomie Locali.
anno 2011